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Lieve brezza nel mattino,
e solitario canto d’usignolo
il passo m’accompagna.
S’aprono al giorno i fiori
e chiome d’annosi alberi
s’offrono in pegno al sole.
Dal Venda, sull’orizzonte terso,
guardo oltre il piano
e m’abbandono nell’infinito, perso.
Anelito divino il paesaggio intorno,
incanto di luce, desiderio è il giorno.
M’inebrio d’indefinita malinconia,
a volo d’anima radente,
su increspate verdi onde
di boschi e prati in fiore,
di mondi arcani ed aperti cieli.
Coscienza vaga, memoria oscura,
istanti d’altra vita e dimensione.
Prigioniero di divina essenza,
affogo nel mistero in delirante attesa
e mi domando il fine.
Fede, dubbio, mistero
tormentano il mio spirito.
Una parola mi sale dal profondo,
un fremito e grido:
Dio! Dio! Dio!
Smarrito nell’esistere presente,
senza meta, in un deserto,
penso al come, al dove,
all’ora che la mia anima s’artiglierà
al cielo dopo l’ultimo respiro
e dispiegando l’ali nell’azzurro
godrà dell’infinito.
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