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Ma, non mi dica! Correvo?
di Mario Berto
 
 
   

 

Attraversavo il centro del paese almeno due volte al giorno, mai che mi fosse accaduto niente. Un monotono andare e tornare mattino e sera, per anni: quando con la radio a tutto volume, quando cantando a squarciagola, che tanto, nessuno mi sentiva. Per scaricare tensione, voi mi capite. A volte, immedesimandomi nel coro di montagna che più mi trasportava in sogni ed immagini a me familiari e che conturbavano l'anima di quell'alpino mancato che sono. Voce in falsetto, collo allungato: un gallo del mattino al suo primo chicchirichì. Non ci arrivavo, ma, io immaginavo di toccare anche quelle note impossibili che tanto mi emozionavano. Un saliscendi corale, no, solitario, …solista. E via, "per boschi e valli d'or, fra l'aspre rupi" dove "echeggia un cantico d'amor". E la graziosa "montanara ohè, si sente cantare…", che mi metteva quella voglia matta di ululare in macchina, come fossi stato seduto su un prato davanti a una cima dolomitica.
Chi avrà visto passare l'Alfa 156, ed avesse osservato il conducente, avrà pensato al solito eccentrico, alzatosi col piede sinistro, che stava imprecando contro il mondo. Invece no, io me la cantavo!
Quella mattina, non ne avevo gran voglia. Tutte le note me le sentivo spente in gola. Ci provavo anche, ma, non mi piacevo, era un cantare stridulo e stentato, poco spontaneo: non avevo voglia di storie. Pensavo e basta. Di più: ero sopra pensiero.
L'auto filava che neanche me n'accorgevo, tanto la strada, si può dire la sapesse a memoria ormai. Sempre quella, mattino e sera. Niente di più facile e semplice che montare, accendere e via. Un passaggio frettoloso di marce, fino alla quinta e poi, tranquillo, senza scosse. Pensieri in libertà, de qua e de là, pal mondo spampanà.
"Accidenti! Cos'ha quello da frenare! Mancava poco che gli accorciassi la macchina."
Dal marciapiede m'hanno guardato storto.
"Cazzo! La frenata! Sto imbecilleeee! Perché ha rallentato che non c'è nessuno davanti!? Ma guarda tu che gente! Ora gli starò a culo, …voglio proprio vedere! …Puttana i vigili! Schifosi, i me gavarà ciapà col televisore! Ecco che i me ferma! …Ma 'ndè in mona voaltri, la paleta eà macchinetta de vostra mare…Bruti porsèi, no ghe jera la Thema davanti? Podevi fermare quela no!"
I pensieri mi si sparpagliano intorno, in disordine. Uccelli a uno sparo, e si disperdono. Non ne avevo più di pensieri! Scomparsi. La paletta no! Quel maledetto cerchietto rosso che, tutte le volte che me la mettono davanti, mi diventa una cannonata e mi manda letteralmente in tilt, era solo e tutta per me!
Mi fermo a lato della strada, abbasso il finestrino e quello:
"Buon giorno, scusi! Per cortesia, favorisca patente e libretto!"
"Subito, signor vigile!"
Apro il portadocumenti, prendo il libretto e glielo porgo. Scendo dall'auto. Gli consegno la patente; naturalmente, con un bel sorriso. Lui ricambia con uno più bello, naturalmente, tanto che mi viene da pensare alla solita formalità.
"Se sorride…. Quelli cattivi mica sorridono. …Massimo, si leggerà il mio bel nome e cognome, data di nascita. Confronterà il tutto col libretto di circolazione massimo-massimo. - Tutto a posto! Mi raccomando, vada più piano che l'abbiamo visto e sentito frenare. Può andare! - mi dirà, massimo-massimo".
"Bene signor Mario, tutto a posto! Tutto in ordine!" mi fa sorridente. Ma, i documenti? L'ostrega, quelli se li tiene ben stretti in mano.
"Che ci vorrà fare con i miei documenti?"
Azzardo:
"Allora posso andare? Sa, avrei fretta: l'ufficio, …i clienti."
"Tutto in ordine sì, ma correva un po’ troppo signor Mario! Se n'è accorto che correva, vero?"
"Ma non mi dica! Correvo? …Ero sopra pensiero! Tenevo l'andatura di chi mi precedeva signor vigile! E quella, mica…"
"Glielo confermo io, signor Mario! Lei correva! Oh se correva! Andava a …"
"A cinquantacinque, sessanta massimo, suppongo. Non credo tanto di più. Anche perché, le ripeto, seguivo la Thema. Che, se vi avessi visto… - meglio tacere!
Qui scoppia qualcosa".
"Lei dice? Soltanto a cinquantacinque-sessanta all'ora? "
"Mica guardavo il tachimetro io! Signor vigile, in centro abitato? In centro abitato gli occhi si tengono bene attenti sulla la strada, mica al tachimetro! E poi, torno a ripeterle, seguivo la Thema, che mi pareva andasse piano. Tant'è che quella, non l'avete fermata! …Sopra pensiero signor vigile, cosa vuole.
Pensieri, pensieri tanti! Sa, al mattino si è là, con la testa tra i mille problemi del lavoro! Beati voi che non ne avete di problemi, e che potete procurarne a gente come noi! - …Zitto Mario! Sei impazzito!?" stavo per uscire dal seminato
"Certo, certo signor Mario, non c'è più la tranquillità di una volta! Oggi si rischia molto di più! Anche per strada si rischia, e qui siamo in centro abitato, signor Mario!"
"Che discorsi mi sta facendo questo cretino?"
"E le rammento che ci sono dei limiti. Anche lei deve capire!" Ci girava intorno, così sorridente, che non capivo perché la tirasse tanto per le lunghe.
Avrei voluto dirgli:
"Dai smettiamola! Restituiscimi i documenti che me ne vado." L'avevo capita che non si doveva correre! L'avevo capita e basta! Ora però, mi stava facendo perdere tempo.
"Ho fretta signor vigile! Mi restituisca i documenti, per favore. Non succederà più, promesso!"
Niente. Cocciuto, sorridente e intestardito.
"Signor Mario! Guardi un po’ qui! Lei correva a settantuno km orari! Come la mettiamo?" e fin che mi dice questo, mi mostra un aggeggio. Nel display, ben evidenziato il numero 71, un numero magico che, con la strada 32 e il vigile 74, se fossi stato a Napoli, mi sarei giocato un bel terno secco.
"Settantunoooooo? Ma, che sta scherzando signor vigile! Io seguivo la Thema! Come facevo andare a settantuno se seguivo la Thema? Quella, mica l'avete fermata!"
"Vede signor Mario, è che quando si punta il laser, purtroppo… La Thema è stata più fortunata della sua Alfa!"
"Fortunata la puttana de so…"
Significava che io ero già perso. Tradotto: multa certa, sicura e sacrosanta! Quattrini da sborsare.
"Bene, l'ho capita signor vigile! Non succederà più. Starò più attento la prossima volta!"
"Fosse così semplice signor Mario! …Non staremo qui con questi aggeggi a misurare! Basterebbe che vi facessimo soltanto cenno di andare più adagio, le pare?
Ma vede, questo aggeggio ha già segnata una multa e prodotto un verbale.
Si mette a scrivere su un bel foglio azzurrino.
"Un momento signor vigile! Una multa per così poco, perché ero sopra pensiero? Mi pare esagerato!" lui però continua a scrivere, imperterrito. Di tanto in tanto alza la testa dal foglio e mi sorride.
"Sto scemo, mi fa la multa ed ha il coraggio di sorridermi…mi sta prendendo in giro! …Gli spacco il muso!"
"Stiamo solo facendo il nostro dovere, lei capisce vero!? E' un lavoratore anche lei, no!? Lo siamo anche noi. Solo che noi facciamo i vigili e, a volte ci tocca di mettere le multe, altrimenti non faremmo bene il nostro lavoro. Lei mi insegna signor Mario, che bisogna dare il meglio nel lavoro, il massimo, proprio perché si è pagati. Giusto?
"Ma cossa vollo sto scemo de guerra! …Farme anca la predica?"
"E' un dovere, un dovere signor Mario! Un dovere ingrato, lo capiamo tutti, ma lo dobbiamo fare!"
"E noantri qua a subire, bruti mantegnù che no si altro!" per fortuna m'è venuto solo da pensarlo.
"Senta signor vigile, non ci giri tanto intorno e mi dica quanto! …Che ho fretta!"
"Un momento, un attimo solo che finisco di completare il verbale!"
Lo guardo esterrefatto. Anca la multa desso. Bruttoooooo… Saria tentà de ciapàrlo a sberloti.
"Ecco signor Mario, firmi qui! Sono duecentocinquantamilalire se vuole darmeli subito, altrimenti, può pagare con comodo. Questo è il bollettino di c/c postale." e mi allunga sorridente la penna con due fogli di carta. Resto là fermo, incantato a guardarlo. Con quel sorriso da ebete, ed io, più scemo di lui: senza parole. Forse non ho capito.
"Quanto ha detto?"
"Che vuole farci signor Mario, sono le nuove sanzioni previste per chi infrange il codice della strada. E' tutto per la velocità, in centro abitato è la più sanzionata! Sono duecentocinquantamila!" Continua a sorridermi.
"Che mi voglia far paura? …Stupido troglodita! Neanche sai di essere al mondo, …stai scherzando, vero!?"
Macché! non scherzava affatto! Sul foglietto azzurro avevo letto proprio Duecentocinquantamila!
"Brutto porco! Ma quanto credi che ci metta uno, a guadagnare duecentocinquantamilalire? …Due-cento-cinquanta-mila! Non esageri adesso! Facciamo trentamila. Scriva qualche altra infrazione, signor vigile! Duecentocinquantamila è una esagerazione! Un quarto della paga di un operaio in un mese! Sia comprensivo, la prego!"
"Ormai, signor Mario, la multa c'è e non si può cambiare! La fotocamera ha ripreso tutto e mica possiamo cambiare niente noi! Tutto registrato, tutto filmato! Comunque, può pagare con comodo sa! Ha quindici giorni di tempo. Ma firmi qui intanto!"
"Quindici giorni sto casso!"
Prendo la penna, afferro anche il verbale e, li getto per terra. Gli strappo i documenti di mano, senza dargli tempo di reagire.
"Al diavolo lei e la sua bella faccia sorridente! Che gli venga un colpo appena me ne sarò andato, così mi risparmierò di soccorrerla e che te cascasse eà casa in testa!" Lui, sorpreso, mi è stato lì a sentire. Mi ha guardato, non ha avuto il coraggio di reagire. Io sono salito in macchina e me ne sono andato. Poi un giorno, - della multa già m'ero scordato - circa due anni più tardi, mi è arrivata per raccomandata un'intimazione di pagamento: la vecchia multa, raddoppiata e maggiorata di spese ed interessi, totale 263,00 euro. Ho ringraziato il cielo per essermi scapolata una denuncia e rimpianto le vecchie lirette.
Morale della favola: mai confondere il sorriso di un vigile con la sua bontà d'animo.

Mario

 

   
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