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I miei racconti
 
 
 
Il Pozzo di Piero
di Mario Berto
(Parte Terza)
(13 maggio 2006) Come costruire un pozzo
   

 

Passa un giorno passa l’altro,
il sior Piero mio vicino,
tipo furbo e alquanto scaltro,
mi sorride birichino.
Ha un’idea un po’ balzana,
che gli frulla per la mente,
e nell’ora antelucana
lui crede sia vincente.
Gira intorno al suo giardino
con dei ferri alquanto strani
s’avvicina tosto al pino
e con gesti rusticani
ai suoi piedi un tubo pianta,
lo sprofonda nel terreno,
poi lo cava e lo rimpianta,
aggiunge acqua in un baleno.
Forse il pino sta morendo?
…Son punture di sostegno?
…A me pare sia stupendo,
ch’esso soffra, nessun segno!
Gli domando un po’ curioso:
“Olà Piero! O che tu fai?
Tanto hai spinto giù quel coso
Che a Chicago sbuchi ormai!”
Lui, con fare sconsolato
“L’acqua cerco sotto il prato!”
mi risponde un po’ imbronciato,
…”e mi sa che son trombato!”
Per mostrar l’“Eppur si muove!”
Galileo scrisse e fece
che portò alfin le prove
pur rischiando fuoco e pece.
Così Piero non si arrende,
egli certo è pien di fede
e sgorgare acque stupende
d’un gran fiume già si vede.
Dopo vani tentativi
per un pozzo artesiano,
stava in cerca di motivi
per farne uno colcosiano.
Mi confida: “Caro Mario
in mezzo al prato voglio fare
un pozzo leggendario
perché ho l’erba da innaffiare.

Tu che dici, che convenga
cercar l’acqua coi sondaggi,
o dal bucare io mi astenga
chè ci sono più vantaggi?”
Gli rispondo: “Varda Piero,
dammi retta e presto fatto,
del tuo pozzo sarai fiero
bello e grande in mezzo al prato.
Bastan solo quattro tubi
belli tondi e larghi un metro
poi del sole le ore rubi
e la terra cavi dentro.”
Lui mi guarda un po’ perplesso,
mi par quasi già convinto,
ste parole hanno un nesso
però il dubbio non è vinto.
Con lo sguardo un poco spento,
e le vesti mal ridotte
col terebrare virulento
Piero dribbla chi lo sfotte.
“Cossa feto de bonòra,
tuto onto e pien de fango?
Zonta el tubo, dai, trafora,
fin che mi te balo el tango!
Se te ve sercando l’oro,
che profuma de benzina
lassa stare sto traforo,
vendi in piàssa cocaina!”
Lui mi guarda sconsolato,
mi sorride pensieroso,
poi mi fa trasecolato:
“La tua idea, io mi sposo!”
“Bravo Piero!” gli rispondo,
“quattro tubi fa portare
poi tu scavi un buco fondo
dove il primo puoi posare.
Sopra questo va il secondo.
Metti in croce quattro pali,
con carrucola a comando
senza patti sindacali.
Poi scavando di gran lena
dentro il pozzo già abbozzato,
mandi i secchi in altalena
a un assistente che dall’alto
svuota il secchio e ti ripassa
quello vuoto che gli avanza.
Una pompa poi abbassa,
allor quando l’acqua incalza!
I grossi tubi piano-piano
scenderanno dolcemente,
in due giorni fai lo spiano…
… sarà un pozzo più decente!”
Per sti bei suggerimenti
che all’amico ho elargito,
Piero lascia i suoi tormenti
per sognare il pozzo ambito.
Sogna acqua fresca e pura
con la pompa per la mena,
per il tempo dell’arsura
ch’ogni Estate ci rimena.

Resta lì, quasi incantato,
par che sogni la Bellucci,
quel gran pezzo di creato
bono più che i tarallucci.
Ad un tratto si riprende,
dice: “Mario hai ragione,
ti fo compagno di merende
sti consigli van benone!”
Il di’ dopo a sto discorso,
detto fatto nel giardino,
un cantiere era in corso
sotto gli occhi del vicino.
Quattro tubi sparsi a terra,
in cemento e ben panciuti,
“…a spostarli, sarà guerra,
pur se Piero avrà gli aiuti!”
Beniamino, si domanda:
“El mondo gira perch’è tondo?
…Vuoi veder che un’appendice
non si sposta in un secondo?!”
Lui di leve se n’intende
e con pali e sforzi finti
al lavoro sovrintende
e gli ostacoli son vinti.
Cala il primo, su il secondo,
(il mio aiuto è sol morale)
Piero scava furibondo
Ma, da sotto l’acqua sale.
“Presto, un filo con corrente!
Giù la pompa aspiratutto!
Mamma mia che torrente!
Forza, dai che mi ributto!”

Si dà Piero un gran daffare
Con la pompa made in Cina
ché del topo non vuol fare
quella fine un po’ meschina!
Dopo un gran bel faticare,
sotto sole pioggia e vento
alla fine in mezzo al mare
ecco un fior di bastimento.
Tutto bianco nel giardino
ben figura un monumento,
un lavoro sopraffino
che d’invidia è già fomento!
E’ l’orgoglio del sor Piero,
se lo guarda trasognante,
“Finalmente!” esclama fiero,
“sei finito, lestofante!”
Poi rivolge dolce il guardo
alla Miglietta, là in disparte,
se raggiunto ha quel traguardo
è suo merito in gran parte.
Cari amici, vi assicuro,
ve lo giuro per la morte,
che quel pozzo imperituro
Piero deve a sua consorte.
La osservavo con il secchio
più pesante per la rena,
la sua donna pur parecchio
di fatiche era piena.
…Senza mai una parola
di dissenso contro Piero,
l’è bastato una coccola
con un fior del cimitero
che il marito, spiritoso,
s’è sbrigato di comprarle
pel ricordo pur radioso
dell’unione comitale.
…Ed il giorno che il marito
parer chiese per il pozzo,
senza far nessun attrito
e ne altro predicozzo,
lei rispose sorridente:
“Se te piase a ti sto posso,
son contenta!” e fe’ suadente:
“No spettare! Salta el fosso!”
La fortuna, meno male
fu amica nell’impresa
quando Piero nel fondale
la sua mente avea sospesa.

Or cantiamo a più non posso:
“Bravi Piero e la Miglietta”,
E brindiamo “Evviva el posso!”
pur se l’acqua è sporca e infetta!
Tanto quella, chi la beve?
…Noi del vino siam cultori!
Insieme al prete della pieve
gustiam vini bicolori!



Mario Berto




 
 

 

 

   
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