Un cielo greve di pioggia,
un vento nero di Bora
sospinge nuvole cupe
sui ruderi bianchi del Venda,
mormora tra gli alberi spogli,
tra querce, alti castagni
e spinose robinie.
Parla con sibili intensi.
Racconta di uomini santi,
di canti sommessi, di salmi,
che un tempo
segnò questo Tabor,
prima che aspra
l'incuria spogliasse,
nei secoli bui,
le sante sue mura.
Or, solo pietre sconnesse
resistono al tempo,
ruderi bianchi,
mani protese sul venda,
imploranti nel cielo.
Nuvole cupe
grevi di pioggia,
corrono al piano,
disperdono intorno
odore d'incenso
e l'ultima eco dei salmi.
Nel vento nero di Bora,
un canto si perde
e diffonde pei clivi
l'antica preghiera
e la fede che un giorno
abitò queste mura.
Mario BERTO |