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L'ultimo volo
di Mario Berto
 
 
   

 

"…Dove sono? …Aih! Aih!…La gamba! …Ma dove sono? …Che ci sto a fare qui? Cazzo se mi fa male! …Non riesco a muovermi. Non capisco, che m’è successo?
…Incastrato….neanche la testa riesco a muovere! ..Sono… Madonna mia! Sono volato! …Incastrato! Sono nella pancia del ghiacciaio! …Oh Dio-Dio! Ma che ho combinato!? …Già, sul ponte di neve… la corda… e Mario? Lui almeno sarà lassù? …I soccorsi. Sì Mario, i soccorsi! Dai chiama i soccorsi! …Madonna che male!

Poi nella penombra, tra i riflessi di quelle pareti bianco-azzurre, scorgo una massa scura incastrata pochi metri sopra e davanti a me. Distinguo, tra uno spezzone di corda e la neve una mano a penzoloni che mi sanguina quasi addosso. La massa scura si muove, scivola verso di me. …Un lamento. E’ lui! …Mi passa davanti. Mario! Mario! Chiamo, urlo ma, dalla mia bocca nessun suono. Rabbrividisco…Continua a scivolare… voglio fermarlo… Lo devo aiutare. Pezzi di ghiaccio e scrosci di neve mi colpiscono sulla testa e in faccia. Ma il mio corpo non risponde. Incastrato! Anche le braccia e le gambe. Provo a muoverle, non rispondono. Non lo vedo più. Mi è passato davanti. Mario è scivolato più sotto ed io neanche la testa posso muovere. Solo gli occhi, soltanto gli occhi… e davanti a me, sopra di me, vedo soltanto ghiaccio. Forse, dovrò morire qua. Madonna Santissima… morire. …Piango. Penso ad Anna. Mi sta aspettando al rifugio. Quando non mi vedrà tornare…Non ho più paura. Almeno riuscissi a muovermi! …Che male!
Siamo volati! Da sotto ancora un lamento, almeno, mi è parso un lamento, … o il movimento del ghiaccio? Caduti dentro il crepaccio! …Volati tutti e due.
…Mario! Mario! Ma niente… riesco solo a pensarlo, la mia bocca non si apre. Col pensiero, sì col pensiero urlo, chiamo ancora. …Ma che urlo! Chi chiamo! Se tanto, nessuno mi può sentire. L’avete mai sentita voi la voce del pensiero?
…Un miracolo. Madonna, fai il miracolo che mi sentano! Ma chi ti può sentire? Là sopra, eravate soltanto voi. Non c’era nessuno. Ricordi?
…“Attento Toni! Si muove! Si muoveeeeee! Sta croll…. Toniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!” e più niente.
Soltanto il gridare di Mario, e del volo niente altro! Ed ora sono qui, come un sasso, incastrato tra due pareti di ghiaccio. …Non sento più niente. M’è passata anche la fitta alla gamba. Forse il gelo mi sta addormentando. …Povero Mario! Che sia vivo? Ma cosa ho fatto! …Piango. …I soccorsi. Qualcuno avrà notato, avrà sentito che Mario urlava il mio nome! Ho freddo. Soccorsi… e chi? Nessuno sa che abbiamo preso per il ghiacciaio! Maledetto crepaccio! Mario l’aveva detto. “…Troppo alto lo zero termico, il ghiaccio è molle ed è pericoloso Toni”. …Quel ponte… era così bello, pareva così solido. …Soltanto due, tre passi. Quasi da saltare. Che stupido! Perché l’ho fatto! …L’ho ammazzato! Mario, Mario! …Se fosse soltanto svenuto? …Anna! Anna! Tu gli hai visti i ramponi. Ci hai sentito parlare del ghiaccio. Dai, chiama i soccorsi! …Non lo vedi che non arriviamo? Su, chiamali… avvisa il gestore, ti prego Annaaaaaa!
I soccorsi! …Maledetti, siamo qui, perché non arrivate? Sta morendo non lo sentite che sta morendo? …E’ stata tutta colpa mia. …Me l’aveva detto che non era solido. “…Toni, lo zero termico, è stato troppo alto in questi giorni, il ghiaccio non regge! Andiamo via, aggiriamolo! Guarda, là in alto c’è un passaggio. Lascia perdere, dai! Qui si rischia grosso Toni!”
“No, è solido” gli ho fatto io, “ci può passare sopra un camion! …Dai, fammi un po’ di sicura!
E lui me l’ha fatta anche la sicura. Ma non ha retto.
“Anna, sono qui. Anna! Mi senti? Siamo qui sotto, incastrati. …Tu lo conosci il ghiacciaio, …corri, chiama aiuto Anna!”
Ma cosa ho fatto! Cosa ho fatto! …Avemaria! …Avemaria! …Madonna santa!
Da quanto sono qui? Da pochi minuti? …Da ieri? …Ho sonno. …Devo star sveglio però, …i soccorsi, devo essere sveglio quando arrivano i soccorsi. Mi si sta annebbiando la vista…i soccorsi-isoccor…
“Toni, guarda che giornata!”
“Mario, ho un’idea. Lasciamo perdere le roccette. Prendiamo per il ghiacciaio, arriviamo in cima con un’ora di anticipo…”
Per la miseria, non devo dormire! …Mi si chiudono gli occhi… ghiaccio …rocce ….neve … Che sonno! …Pesante, come neve sciroccata, si stacca da un cielo plumbeo. S’infittisce e mi prende.
"Il sonno continua a cadere senza sosta. Potrei uscire a raccoglierlo. Potrei metterlo insieme e modellarlo. Le mie mani saprebbero casa fare. Un tempo facevo il pilota. Ve l’ho detto? Mi piacerebbe fare un volo. Stavolta non mi lascerei sfuggire l’occasione.
Potrei lasciare la mia vita. Potrei cambiare completamente. E’ ora che lo faccia?"

Mario BERTO

 

   
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anno 10° . aggiornamento n. 1