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Vecchio Pino
di Mario Berto
 
 
   

 

Nato lassù tra le aride rocce dell’altipiano di Asiago, crescevi nel tepore del sole, sfidavi con le grandi conifere le tempeste di neve ed il gelo. Me l’ha raccontato mia madre, lei, che un giorno ti sradicò per trasferirti nel nostro piccolo giardino. Si prese cura di te. Delicatamente ti pose in un grande vaso e coprì di buona terra le tue radici. Non passava giorno senza annaffiarti e tu crescevi forte, robusto e, all’approssimarsi del Santo Natale mamma ti portò in casa. Ti adornò di qualche filo dorato e di qualche luce.

Alle tue fronde legò poche caramelle e qualche candelina.
Lo faceva per noi, i suoi tre bimbi. Ti guardavamo stupiti per quanto eri bello. Sei stato il primo e il più bell’albero di tutti i nostri Natali. Il più caro, per noi che avevamo perso papà. Eravamo più che felici e tu percepivi tutta la nostra gioia e la nostra meraviglia.

Il giorno di Natale ti abbiamo fatto corona, con il piccolo presepe ai tuoi piedi e le caramelle sospese ai tuoi rami, pazientemente legate da mamma. Pareva sorridesse anche Gesù Bambino, con la madonna e a San Giuseppe.

Passate le feste, e considerato che eri già troppo alto, mamma trovò in giardino un angolo adatto a te. Sì, vicino alla piccola casa e, quando saresti stato alto abbastanza, con la tua ombra l’avresti protetta dal torrido sole dell’estate.

Sei cresciuto, diventasti adulto, altissimo. Tra le tue fronde si davano amorosi convegni merli, storni, tortore, passeri, gazze. Mattina e sera, intorno a te, era tutto uno stormire, un volare, un cinguettare e gorgheggiare di uccelli e la gente guardava ammirata. Magnifico abete! Quante persone hai visto ristorarsi alla tua ombra, quante chiacchiere allegre e seri colloqui hai ascoltato tacendo.

Poi, un giorno, qua e là qualche ramo senza più vita, e la gente ti guardava incredula.

"Il grande pino sta morendo" diceva.
I vicini si domandavano:

"Come mai? Era così bello!" e stavi seccando davvero. Le tue radici più non portavano linfa alle fronde e costrinsero il giardiniere a tagliarti e sradicarti. Ricordo, vedendoti a pezzi, mi venne da piangere.

Caro vecchio abete, ora sei solo più legna da ardere, ma ogni volta che un pezzo del tuo legno viene messo sul fuoco, si alza nel crepitio del camino una grande fiamma a forma di pino e a guardarla anche i ricordi prendono forma.


Vecchio pino
Che sfidavi del tempo la sorte
tra i tuoi rami stormiva la sera.

Ascoltavi gli affanni e le gioie
di quanti seduti nell’ombra
aprivan lo scrigno dell’anima.

Folgore e sole osavi sfidare
e di notte sussurravi alla luna.

Vecchio pino
che nel camino ravvivi la fiamma
donando calore alla casa
il tuo ricordo m’è rimasto nel cuore



Mario Berto

 

   
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anno 10° . aggiornamento n. 1